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Ruggero il Normanno
Il discendente della dinastia degli Altavilla, Ruggero il Normanno, nato nel 1031 in Francia, in Normandia, quasi sicuramente nel villaggio di Hauteville-la Guichard e giunto in Italia, a 26 anni, insieme con il fratello maggiore Roberto detto il Guiscardo, alla conquista di nuovi territori.
Lo Spirito immortale di una città
Testimonial, come oggi si direbbe, del perfetto aristocratico secondo la descrizione del monaco benedettino suo conterraneo Goffredo Malaterra, autore di una “Cronaca” sull’arrivo dei due nobili fratelli in Calabria e Sicilia. “Era un giovane – scrive – assai bello, di alta statura e di proporzioni eleganti, pronto di parola, saggio nel consiglio, lungimirante nel trattare gli affari. Conservò sempre il carattere amichevole ed allegro. Era, inoltre, dotato di grande forza fisica e di gran coraggio nei combattimenti. Ed in virtù di questi pregi, si guadagnò in breve il favore di tutti”. Insomma una sorta di social fashion ante litteram che per alcuni anni, in perfetto accordo con il fratello, fece conoscere nome e potenza della casata Altavilla nel Sud d’Italia conquistata dalle loro armi. Sintonia interrotta dai forti contrasti sulla spartizione dei territori calabresi. Inizio di una faida che vide al centro Gerace che – siamo nel 1062 – si schiera a favore di Ruggero nonostante, prima avesse accettato la signoria del duca Roberto che, per riprendersi il potere entra in città, nascosto da un cappuccio ed aiutato da Basilio, un nobile locale che pagherà con la vita l’aiuto offertogli.
Un esempio di umanità e apertura
Triste fine che sembrava dovesse toccare anche al Guiscardo, imprigionato dai fedeli del conte Ruggero nonostante avesse ritrattato ma, scrive Fra’ Simone da Lentini nel suo “Manoscritto sui Normanni”: “Il Conte avendo sentito tali tristissime notizie, mosso dal legame del sangue cominciò a piangere e invitò i suoi a prendere le armi ed i cavalli per liberare il fratello”. Il Conte, una volta liberato il Duca, lo portò fuori ed i ed i cittadini promisero il loro vassallaggio ad entrambi. Il Duca per la grande gioia cominciò a piangere, il Duca e il Conte nel vedersi si abbracciarono con grande commozione e per il loro grande affetto piansero poiché l’avversa fortuna era tornata prospera”. Un happy ending che Gerace ricorda con “Il Tocco”, rievocazione storica che coinvolge la popolazione ed i turisti felici di potere essere testimoni della ritrovata concordia tra i due fratelli, francesi di nascita ma calabresi d’adozione. Quindi generosi, solidali, pronti ad aprire le porte di casa mentre con un sorriso esclamano “Favorite” facendo sentire il turista, un amico unico ed importante, affettuosamente atteso.